A cosa serve un libro.

la-vita-non-e-grave-206673E’ una comune domenica pomeriggio. Una come tante di quelle d’inizio primavera quando il sole inizia a riscaldare un po’ (o già troppo, come ti ha detto poco fa il tuo amico Ale in macchina) e tu devi ancora tarare il termostato che se ne sta ancora in modalità winter/fiocco di neve. In libreria devi chiudere l’ordine affinchè i libri arrivino puntuali per la consegna annunciata ai clienti, martedì pomeriggio. Controllo. Ancora un controllo. Ancora uno, magari riesci ad abbassare un po’ la spesa perchè ti pare (sempre) un po’ troppo alta. Ma a questo titolo non vuoi rinunciare, i ragazzi devono avere libri recenti e di buona qualità. Anche il classico deve starci per forze. Dai se stringi un pochino ci sta anche un paietto fatto da quelli che per te sono i classici che sui tuoi scaffali non possono mancare e che sai che i clienti più affezionati si aspettano tu li abbia, forse, chissà, si aspettano che quei libri li aspettino quando entrano e, devi starci attenta la prossima volta, notale se si girano a salutarli o ad attendere di essere salutati! Mentre lo fai, come sempre, le solite mosche ti ronzano in testa: presentazione inizia settimana? Pronta. Brusio dal caffè letterario? Ci sta. Qualche pensierino non proprio amichevole alla stampa che ti calcola meno di zero? Ci sta ci sta (ma che vuoi s’è un po’ campagnoli, mica cittadini, quindi in fondo che si potrà fare di interessante…) . Stai facendo tutte queste cose insieme. Come sempre. Come un mantra. E puntuale arriva. Eccolo lì. Il libro che hai preso fa i il bastardo e ti prende. Ti prende sotto braccio, per il collo, per le mani, ti spinge sotto il pelo dei pensieri e non ce n’è più per nessuno. Chi se ne fotte del bilanciamento dei libri, di chi non ti calcola come pensi di meritare, la presentazione andrà bene, e sai perchè? Perchè in fondo quel libro te l’ha detto. Te l’ha bisbigliato. Te l’ha urlato in faccia e per essere sicuro che l’abbia capito anche in entrambe le orecchie: a Berlino un amico sta avendo il successo che merita, a Trieste due si godono la felicità che hanno aspettato, in macchina o a casa o davanti al monitor a fare montaggi un paio fumacchiano s’arrovellano ma vanno avanti con forza, uno ha il piede fasciato ma anche la più dolce infermiera che si possa desiderare (e chissà se hanno bisticciato? ma poi si fa la pace!),  due ragazze dolcissime come luna e sole ti aspettano sotto l’androne del palazzo per andare a cena come ogni domenica sera, a casa mamma e papà stanno bene.

Ecco a cosa serve un libro.

La vita non è grave. E a chi ho scordato chiedo scusa ma la libraia è di commozione facile e il pensiero va un po’ così, poco grave, appunto. Buona lettura!

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