Non posso giurare sul come andrà avanti, se stupirà cambiando ancora ed ancora registro fino all’ultima pagina, o se riuscirà a mantenere sempre il registro intatto nella sua freschezza (e sarebbe già questa un’impresa), ma l’inizio è davvero solleticante, l’orso spassoso, dolceamara l’incoscienza di bambino di dover dare un nome a ciò che si è anche se fondamentalmente non si è, appunto, nulla più di quanto si è, al di là dei nomi.
Masterpiece non mi piaceva, nein nein, il sistema già visto di poliziotto buono, poliziotto cattivo e pupa con pistola, spara nel mucchio, uno andrà bene.
Però. Però così come nelle bettole bisunte spesso si mangiano i migliori calamari fritti, così, ricorda, oh libraia ( e non scordartelo in un battito di ciglia) è dai diamanti che non nasc…
Per ora Vita migliore mi diverte ironicamente come fece, tempo fa, Nanut.
In Africa saremmo già morti, a dirla tutta, non mi ricordavo di averlo letto, ma solo poche pagine in compagnia di Savic sono bastate per riaccenderne il ricordo pungente come il curry che svolazza quando lo versi sulle pietanze, ti viene da starnutire e un po’ da sorridere; per me dir d’un libro che ravvivi le braci d’ un altro che sonnecchiava sotto la cenere è un indizio di bontà, sarà vero?
Beh, vediamo un po’ il prosieguo, ma per ora, compliments!