“… non dico che ci sia del morire, ma certamente c’è del non vivere” p. 135

LA VITA UMANA SUL PIANETA TERRA, Giuseppe Genna, Mondadori, 2014.

Un libro per/ chi sa che sapere è duro, rabbioso, difficile.

Un libro non per/ chi non vuole cercare, raschiare, giocare a nascondino.

Se scrivi Genna il correttore automatico ti suggerisce subito gennaio, tu vuoi scrivere solo Genna in realtà, con la Ge maiuscola,1560621_10202600087428479_8530062860392437228_n ma hai l’idea che il correttore automatico sia diventato intelligente, in una qualche modalità, perchè corregge una forma nel suo contenuto, come quando alle medie impari la differenza fra significante e significato. Solo che qui non c’è. Giuseppe Genna sta per il mese che gela quando leggi, e gennaio è il mese che ti spiega esattamente il vento gelido di Genna che taglia e fa male nella storia, la storia tutta intendiamoci, non questa tra le pagine, quella con la Smaiuscola in cui si cade tutti. Come La vita umana sul pianeta terra, se lo leggi, ci sei caduto dentro, se volevi, se non volevi non potevi dire no, e chi ha provato a dire no, pensaci, per lo più l’ha fatto cancellando le proprie similitudini prima, poi se stesso, se ci è riuscito. Genna passa da Hitler, qualche anno fa, a Behring Breivik, esempio uno, riuscito, esempio due, non riuscito. Si può dire poco altro di questo libro, o forse solo questo, perchè provare a raccontare è aprire un vaso di Pandora (Uno; sul Pianeta Terra, non altri) della vita coniugata attraverso la morte e frasi ruvide e orfane.

C’è molto del residuo di qualche anno ottanta di hinterland,di una qualche Milano, di un dove casuale, di semi violenza e semi buio e tutto di un qualche anno duemila figlio bastardo e imbastardito cattivo e incattivito di anni di semi violenza e di semi buio che sbocciano quando si sperava la pianta fosse bella che morta, adieu, addio, a mai più.

Più che altro ci sarebbe da chiedersi come possa Genna riutilizzare con agilità pezzi presi (dichiarati) dalla rete, scritti senza stile alcuno, e ritesserli con un filo che li rende subito narrativa chic (senza offesa per l’autore) che ti forza a saperne di più, che ti respinge e attrae girandoti pagina pagina come un magnete preso per poli sempre diversi.

Più che altro ci si chiede come alla fine non si riesca ad odiare il carnefice e non si provi pena infinita per la vittima, e qui vittima e carnefice sono uno o tanti, loro e noi, tu ed io, non è mai chiaro.

Se si vuole ridere ce ne sono di occasioni moltissime, Bennato in un libro forse mai più così ironicamente, la schiera dei mi pubblica- ti pubblico leggo-scrivo farebbero scompisciare se il verbo non andasse coniugato indicativo.

Non bevete se siete pavidi perchè qui il fondo del pozzo non si vede; questo libro è come una spugna imbevuta di acido, via il caos superficiale avanti in luce una qualche essenza umana malata, e forse in una qualche forma contagiosa, citando in forma lasca l’autore basta una goccia per intossicare tutta l’acqua e purtroppo abbiamo sete.

 

(La foto è home made e grazie a Corso Libri Piazza Repubblica per #libroprendepiede che mette allegria e voglia di condividere/si )

 

http://www.librimondadori.it/libri/la-vita-umana-sul-pianeta-terra-giuseppe-genna

 

 

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