Ma davvero si crede che qualcuno abbia l’ardire anche solo di pensare che un
cartello affisso ad una porta possa sconfiggere la mafia? Ma davvero fate di considerare chi l’ha fatto tanto tordo? Buonismo? Spettacolo? Per qualcuno, forse, dire salire sul carro de vincitori e non sull’automobile evidentemente identifica un uso che viene da ben lontano. Ma ripeto, davvero si può pensare che qualcuno creda che un cartello sconfigga le mafie (ne parlo al plurale per identificare un gruppo di sistemi diversi nell’azione e nella genesi ma simili nella ricaduta sociale)? No che non le sconfigge! ma obiettare che un solo cartello non sia in grado di fare ciò mi pare sia come rifiutare di curare la depressione con pillole e gocce perché non si guarisce in un one shot one kill , richiedono tempo e non sono una cura immediata, beh possiamo sempre ritornare ai tentativi di curare il cancro di Pavel Rusanov in cui i malati morivano più per le cure che per la malattia bombardati da dosi massive, massivissime, al limite della violenza legittimata. Tutto e subito, meglio se in un’unica soluzione, ieri se possibile, grazie!
Se ci piace lavorare alla Tolkien l’ultima proposta è ok, se optiamo per l’ alla
Sciascia le prime cure paiono più realistiche. Con questo modus operandi secondo cui non basta un cartello, allora certo non basta una presentazione, non basta una scuola che ci lavora su, non basterà (o e già cosi?) un’ammazzatina per fare notizia, non un paese sotto scacco, a quando allora si arriverà ad un esercito per sconfiggerne un altro? Ecco quel giorno la legittimazione credo sarà piena, se vesto i tuoi abiti mica possono essere poi così sporchi e ingiusti, no?
Appendere un cartello, io l’ho fatto perché sono indipendente? No se bastasse questo marchio per fare di me una corretta e giusta impianterei a mia volta un nuovo “cartello” votato a sconfiggere la presunta iniquità dei non indipendenti, no, non sono un martire votato alla morte, non sono un sacerdote del sapere, non sono una che ha lo scibile umano, in tasca o nella testa, non mi interessa averli. Cerco di pensare e operare scelte libere, basta. Scelta come quella di un conduttore televisivo che opta per intervistare, senza contraddittorio, una persona che ha già scontatao otto anni e più per associazione mafiosa. La sua colpa appunto non é essere figlio di Riina, ci mancherebbe, ma sminuirne l’operato illegale e legittimarne il modus pensandi, sarà stato anche un buon padre ma cosa diciamo ai figli a cui un padre è stato da lui portato via per sempre?
L’editore ha fatto la sua scelta editoriale, libera, come libero è il lettore, di leggere un libro al posto di un altro, la grafica di curarne la grafica o meno, la stamperia di stamparlo con i propri rulli o meno, il libraio di tenerlo tra i propri scaffali o meno, a ciascuna di queste scelte seguono oneri ed onori ma laddove operare una scelta si traduce in operare una censura forse i termini scelta e censura andrebbero studiati per capirli a fondo.
E quindi, perché si affigge un cartello? Per sostenere due amiche, due libraie, due persone che per me, libraia del profondo nord est (e con ciò non si pensi che io pensi che la mafia qui non esiste), hanno due attributi cubici, perché é facile accendere una candela nel pisciatoio d’Italia, molto meno in una polveriera. Un gesto semplice che è stato colto da alcni colleghi-amici con lo stesso spirito, il sostegno e la semplicità di dirsi contro un sistema. Un gesto semplice e senza grande peso cociente che ha poi preso, a posteriori, un significato maggiore? Eh allora? ai sospettosi del “c’è sempre qualcosa dietro” mi limito a dire che fra le altre cose la pencillina fu scoperta quasi per caso, stesso discorso per i raggi Rontgen, ma non per questo sono stati bollati come potenzialmente utili ma cestinati perchè la ricerca non era a ciò finalizzata.
La strada per l’inferno sarà pure lastricata di buone intenzioni ma meglio quelle che scegliere le cattive a priori.